martedì 18 ottobre 2011

Respirare

Sussurrava il suo nome intanto che lo scuoteva, finché il fratello non aperse gli occhi. La voce parzialmente consumata dalle lacrime ebbe la meglio su di una probabile sequenza di insulti. Uscì lenta ma chiara, senza singhiozzare: "Perchè Dio fa questo ai propri figli?", sentendosi dopo un tempo incalcolabile rispondere: "Credi che se ci amasse ci avrebbe spediti su un pianeta così inospitale?". Ecco, sì. Puoi riaddormentarti fratellino.
Gli occorreva la sua opinione, anche se la conosceva a menadito perchè condivisa. Quasi una domanda retorica, simile a richieste di aspiranti suicidi non recepite da coloro che non possiedono altro che la vita.
Sedette nella polvere, con la schiena poggiata al materasso, nel pugno il mandante della sua consolazione. Attese il ritorno del respiro regolare di sonno nel letto vicino e lasciò compiersi nuovamente il rituale. Voltò il braccio offrendogli la lama e un altro taglio andò a ledere la carne non più candida. Riprese a lacrimare, non più per la pelle bruciante ormai ma perchè sapeva che non poteva promettere di smettere. Né a lei né tantomeno a se stesso. Desiderò ardentemente scivolare via col sangue che andava scorrendo, disciogliersi nella piccola pozza rossastra che si era formata ai suoi piedi. Andar via da quella stanza, dalla notte, dalla vita. Dolcemente, in silenzio, così come n'era entrato.
Portò la testa all'indietro e per un attimo s'abbandonò del tutto alla sensazione di pace che era riuscita a pervaderlo.

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