giovedì 26 aprile 2012

Ovunque, buio

"Mi piace bere.
[...]
Quando bevi, fino a un certo punto hai tutto sotto controllo.
Ogni volta che mandi giù un altro sorso, è una tua scelta.
Fai tantissime piccole scelte.
Immagino sia questa la differenza tra suicidio e lenta capitolazione."
Jim Morrison

V'è un numero ragguardevole di umanità che pagherebbe oro per sbirciare tra le pieghe del futuro. Non certo per innaffiarlo o correggerlo, solo scrutarlo. Quante morti evitate all'uomo che tutto può ma cui il tempo non proferisce parola! A tutti quei vigliacchi che ricamano su di un vocabolo, Speranza.
E le dannunziane creature in attesa di erigere il loro capolavoro s'avvalgono dell'aiuto di Inerzia ed Apatia nella firma degli autografi. Rapide occhiate sulla monotonia domandano l'uomo circa la valenza del dono della madre, quanto un balocco di luna park ove lei e chi prima non v'hanno riposto che la propria inettitudine. Autosacrificati nel piatto di Dio. Siamo morti nascendo. Per qual motivo è peggio la mia mano assassina che la naturale estirpazione dal mondo?
Naturale?
Quando anche la vita volgerà in altra direzione, non avendo noi da accendere, ci verrà forse offerta la comprensione. Non appesa certamente alla speranza. Il sol fatto di concepire il tranciamento di muscoli e capillari non deve precludere di poter agire anche sui giorni di là da venire. Ma ciò nonostante, persino quell'io che ripudiò la religione contempla il corpo come una reliquia.
Il dio di se stesso sceglie di non bestemmiare. Non cede per impedimento ma attende, fiacco, la fine. Affondato nella poltrona osserva l'orologio compiere il suo giro. Di tanto in tanto scuotendo la testa, di tanto in tanto tastandosi risolutamente atto ad estrarre una pistola. Ai suicidi spetta la coglitura del Nirvana?
Ad ogni modo, si vedrà.


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